La parola ‘resilienza’ sta facendo il giro tra i progettisti ambientali e, in alcuni contesti, sta sostituendo un’altra parola popolare, ‘sostenibilità’. Non è possibile progettare in funzione di tutti gli eventi imprevedibili, ma è possibile assicurarsi che i nostri edifici e le città siano in grado di resistere meglio a queste calamità.
Qualcosa di sorprendente è successo con molti edifici cosiddetti “sostenibili”. Quando sono stati effettivamente verificati durante le valutazioni post-abitative, gli stessi edifici si sono dimostrati molto meno sostenibili rispetto a quanto dichiarato dei loro sostenitori. In alcuni casi hanno avuto una performance peggiore di edifici molto più vecchi, che non avevano pretese di sostenibilità.
La scienza ci costringe a concludere che la visione modernista del proprio modello ambientale appare non-moderno e insostenibile. Essa si basa su teorie ormai ampiamente screditate della cultura, della tecnologia, della geometria ambientale e della costruzione della forma, teorie che non sono mai state adeguatamente ri-valutate dai loro sostenitori.
Oggi possiamo affrontare una scoperta preoccupante - la spiegazione principale per la perdita di resilienza nel nostro tempo. Il fatto è che quasi tutte le caratteristiche geometriche sono radicalmente diminuite nell’ambiente costruito del secolo passato. Ciò non è un caso. Non è neanche un risultato banale, o addirittura il modesto prezzo del progresso. E’ la conseguenza dell’affidare il destino dell’umanità ai capricci dello stile artistico, le cui fondamenta nacquero a causa dei limiti storici di un regime industriale dell’età del petrolio.
La nostra specie ha compiuto progressi storici nel raggiungimento (parziale ma sostanziale) degli antichi ideali di democrazia, diritti umani, giustizia e uguaglianza. Le nostre istituzioni scientifiche e tecnologiche hanno fatto progressi brillanti, mentre l’economia globale ha creato una ricchezza senza precedenti. Ma tuttavia, stiamo entrando in un’era di crescente minaccia esistenziale - causata, ironia della sorte, dai nostri stessi successi tecnologici. Stiamo esaurendo le nostre risorse a livelli insostenibili, e stiamo creando danni senza precedenti ai sistemi critici della Terra, su cui dipendono la prosperità e la vita stessa.